Emanuele Durante

Emanuele Durante è uno dei nostri ex allievi che oggi lavorano come doppiatori professionisti. Un’altra storia di successo che vi raccontiamo in questa nostra intervista.

D. Com’è nato in te il desiderio di diventare doppiatore?
R. In realtà non sapevo nemmeno che cosa fosse il doppiaggio, o meglio, lo sapevo ma non ci avevo mai pensato. Poi un giorno durante le prove di un musical, un mio amico sentendomi fare delle imitazioni e vari dialetti mi accese la lampadina, dicendomi che avrei dovuto fare doppiaggio e che sicuramente sarebbe diventato il mio lavoro. Ebbene sì, l’ho ascoltato! Ed eccomi qua.

D. Racconta l’esperienza con l’Accademia del Doppiaggio e, se ti va, qualche aneddoto.
R. L’Accademia del Doppiaggio è stata sicuramente una delle esperienze più belle e formative della mia vita. Ho avuto la possibilità di conoscere dei ragazzi con le mie stesse passioni e ancora oggi mi sento con alcuni di loro, quindi mi ha portato anche delle belle amicizie, ma soprattutto questa scuola mi ha dato la consapevolezza delle mie capacità. Inoltre ho imparato ad approcciarmi a questo lavoro, ovviamente il grosso si fa una volta arrivati nelle sale, ma le basi sono importanti e grazie ai miei insegnanti sono riuscito ad acquisirle, senza di queste non avrei mai potuto iniziare a fare questo lavoro. Mi ricordo ancora il provino con Christian. Mi fece leggere un testo e alla fine mi disse: ”Si sente il Toscano, ma sei troppo strano!! Devo assolutamente prenderti”. Devo molto a Christian, senza di lui non farei quello che faccio.

D. Raccontaci la tua prima esperienza in sala di doppiaggio.
R. Il primo turno è sempre un salto nel vuoto, anche perché, nel doppiaggio ci sono dei meccanismi che si imparano con il tempo, specialmente nei brusii. Quel giorno avrò detto si e no due battute in fuori campo, ma ero l’uomo più felice ( e allo stesso tempo terrorizzato) del mondo, perché stavo lavorando in un ambiente che fino a due anni prima credevo inaccessibile.

D. Quali sono state le prime difficoltà che hai incontrato e come le hai risolte?
R. Le prime difficoltà sono stati i tornelli. Io sono arrivato proprio nel momento in cui le società li stavano mettendo. Purtroppo in questo lavoro la faccia tosta è fondamentale e l’unico modo per lavorare è chiedere i provini. A volte sono rimasto anche per 8-9 ore fuori dagli stabilimenti solo per chiedere di poter assistere a qualche turno ed eventualmente farmi ascoltare da qualche direttore. I primi tempi, quando non ti conosce nessuno, è veramente dura, ma con la buona volontà e con tanto studio si superano anche questi momenti.

D. Quali sono le differenze nel doppiaggio di un film, di un documentario e di una pubblicità? Come si deve approcciare un doppiatore a questi tre tipi differenti di prodotto?
R. Sono sicuramente tre tipologie di approccio differenti. Nei film viene richiesta una recitazione più naturale possibile, nei documentari dobbiamo  essere veloci e reattivi, perché tante volte non vediamo nemmeno le scene che doppiamo. La pubblicità la definirei addirittura un altro lavoro perché non abbiamo punti di riferimento in video. L’approccio con queste tipologie di lavorazione si acquisisce con il tempo e con l’esperienza, la cosa importante è dare sempre il massimo e cercare, quando è possibile, di fare esattamente quello che fa l’attore che stiamo doppiando. E’ in assoluto il miglior lavoro che possiamo fare.

D. Ti sei mai immedesimato fin troppo in un tuo personaggio?
R. No, non mi è mai capitato e credo che non mi capiterà mai. La bravura dei doppiatori è proprio questa, entrare e uscire dai personaggi da un turno all’altro. Ovviamente ci sono dei personaggi in cui ci immedesimiamo molto, anche perché molto simili a noi, ma vale solo in quel momento, quello in cui li stai doppiando. Molto probabilmente ,dopo tre ore o anche meno, dovrai doppiare un personaggio completamente diverso.

D. Ti è mai capitato di doppiare, in uno stesso giorno, personaggi molto diversi tra di loro (magari un buono da una parte e un assassino dall’altra)? È difficile o le tue emozioni restano confinate in quel preciso momento?
R. Capita praticamente tutti i giorni. Ma come ho detto precedentemente, è proprio questa la bravura dei doppiatori, la capacità di immedesimarsi nei personaggi in tempi strettissimi. Penso che sia una delle cose più belle di questo mestiere, potersi mettere a nudo con diverse personalità e personaggi cosi da sperimentare fin dove possono arrivare le tue corde ed emozioni. Questa è la cosa più appagante per un attore.

D. Rivedi i film che doppi? Se sì, che emozioni provi quando sei nella sala di un cinema, consapevole che tutti gli altri non sanno di essere seduti vicini alla voce che stanno ascoltando?
R. Certo che li rivedo. I primi tempi mi andavo a cercare tutte le cose che avevo doppiato, ora un po’ di meno, ma comunque quando c’è un film in uscita al cinema con la mia voce, vado subito a vedermelo. E’ importante riascoltarsi, anche per capire come esce la tua voce, al cinema o sul computer o in tv. Fortunatamente avendo una vera e propria squadra dietro (direttore, fonico e assistente), il lavoro, la maggior parte delle volte è fatto bene, ma comunque riascoltarsi ci aiuta a capire i nostri difetti e di conseguenza ci aiuta a migliorarci sempre di più.

D. Qual è il personaggio che ti è più piaciuto interpretare? E quale attore vorresti doppiare in futuro?
R. L’attore più bravo che abbia mai doppiato è Nicolas Bro in Paziente 64, è stata veramente una bella prova per me. Ma anche Ned Dennehy in Outlander mi è piaciuto molto. Questi sono due attori che mi hanno fatto godere di fare questo mestiere. Non c’è un attore in particolare che vorrei doppiare, o meglio, ce ne sono tanti, ma hanno già delle voci di altri colleghi molto bravi. Spero comunque, di avere la possibilità in futuro di poter interpretare dei ruoli sempre più belli e complessi, che riescano a tirare fuori tutta la mia personalità.

D. Cosa ti piace di più del mondo del doppiaggio e cosa cambieresti?
R. Mi piace tutto. Mi piace socializzare e confrontarmi con i miei colleghi, mi piace la frenesia tra un turno e l’altro, mi piace quando affronto dei turni intensi con direttori tosti, mi piace quando mi mettono alla prova dandomi personaggi lontani da me. Forse le uniche cose che non mi piacciono sono le lamentele, a volte per delle faccende burocratiche. Ci dimentichiamo sempre che quello che facciamo è un lavoro bellissimo e siamo dei privilegiati a poterlo fare.

Emanuele Durante doppia...