Sara Imbriani

Sara Imbriani è una delle nostre ex Allieve che, pur di seguire i nostri corsi, si è mossa da un’altra città per seguire ogni lezione. Oggi è una doppiatrice professionista e ci racconta i suoi primi passi e le sue emozioni legate al mondo del doppiaggio.

D. Com’è nato in te il desiderio di diventare doppiatrice?
R. Da piccola ero una bambina iperattiva e curiosa, che si divertiva a imitare personaggi visti in film, telefilm o cartoni. Amavo recitare e quindi i miei genitori mi iscrissero ad un corso di teatro, solo che ero estremamente timida e non amavo l’idea di apparire. Quindi purtroppo non mi sono mai sentita davvero a mio agio sul palcoscenico. Qualche anno dopo però, ho scoperto il mondo del doppiaggio ed ho trovato la mia dimensione. Il mio piccolo mondo nascosto in cui avrei potuto essere chiunque.

D. Racconta l’esperienza con l’Accademia del Doppiaggio e, se ti va, qualche aneddoto.
R. L’Accademia del Doppiaggio è stata fondamentale per me e per la mia crescita personale e lavorativa. Avevo 19 anni quando ho frequentato il corso. Una volta a settimana prendevo il treno la mattina presto per arrivare a Roma. La mattina andavo ad assistere ai turni , il pomeriggio andavo a lezione e la sera tornavo a casa a Napoli stanca ma soddisfatta. È stata una grande sfida per me, ma mi ha aiutata a rendermi conto della mia determinazione. E inoltre ha aiutato i miei genitori a capire che per me il doppiaggio non era solo un gioco. Ricordo ancora quando Christian mi diceva che ad un certo punto ci saremmo stancati di fare i pendolari e con il freddo avremmo preferito restare a casa nostra al calduccio. Non ho mai fatto un solo giorno di assenza. Non aspettavo altro che il giorno del corso, tutte le settimane. Con impazienza!

D. Raccontaci la tua prima esperienza in sala di doppiaggio.
R. La mia prima esperienza lavorativa la ricordo come se fosse ieri. Fui diretta dalla prima persona che ha creduto seriamente in me, Christian Iansante. La notte prima del turno non riuscii a chiudere occhio. Ero emozionata e imparanoiata… convinta che mi sarei svegliata raffreddata o senza voce. Il giorno del turno ero davvero agitata e convinta che proprio per colpa di quell’agitazione avrei fatto qualche errore imperdonabile. Invece una volta entrata in sala ricordo solo il ‘buona la prima’ detto da Christian, la giardiniera che interpretavo ed il sorriso a 32 denti che non riuscivo a togliermi dalla faccia.

D. Quali sono state le prime difficoltà che hai incontrato e come le hai risolte?
R. La prima enorme difficoltà che ho dovuto affrontare è stata il dovermi trasferire in un’altra città, lontana dalla mia famiglia a cui sono davvero molto legata. Non ero mai stata lontana da casa e i primi tempi mi sentivo davvero persa. Sola in una città enorme e sconosciuta, senza amicizie o punti di riferimento. Catapultata in un mondo lavorativo del tutto nuovo e adulto in cui ho dovuto imparare da zero come muovermi e come rapportarmi con colleghi e direttori. Anche tenere a freno i miei vari ‘NON CI CREDO… STO PARLANDO CON LA VOCE DI….’ non è stato facile per me… vita da fan…

D. Quali sono le differenze nel doppiaggio di un film, di un documentario e di una pubblicità? Come si deve approcciare un doppiatore a questi tre tipi differenti di prodotto?
R. Beh sono tre prodotti completamente diversi. Quando si doppia un film bisogna capire le emozioni dell’attore che si doppia, il contesto che lo porta a provare quelle emozioni. E cercare di ricrearle. Nel documentario invece è fondamentale essere concentrati. Spesso il tempo è poco e le righe sono tante. Quindi non bisogna distrarsi! E bisogna approfittare di ogni momento di pausa per leggere le battute successive se come me, non avete un buon rapporto con la lettura ad impronta e leggete parole a caso. Per le pubblicità invece è ancora diverso. Bisogna sorridere e pensare di parlare della cosa più bella qualcuno possa desiderare. Io spesso penso alla lasagna di mia madre…

D. Ti sei mai immedesimata fin troppo in un tuo personaggio?
R. È capitato. Stavo doppiando una serie che si chiama ‘The good doctor’. Interpretavo una giovane ragazza che aveva subito l’infibulazione da piccola e andava in ospedale sperando di essere operata per nascondere quell’ orrenda mutilazione. Ovviamente non sto qui a raccontare tutto l’episodio. Ma la storia mi ha davvero toccato. Pensare che certe cose accadono ancora nel mondo, mi ha messo addosso uno strato di tristezza che non mi ha abbandonata per un bel po’. Quel turno è stato bellissimo e bruttissimo allo stesso tempo. Quando la mia attrice soffriva o piangeva, io ho sofferto e pianto con e per lei.

D. Ti è mai capitato di doppiare, in uno stesso giorno, personaggi molto diversi tra di loro (magari una buona da una parte e un’assassina dall’altra)? È difficile o le tue emozioni restano confinate in quel preciso momento?
R. Sicuramente sarà capitato! È il bello del nostro lavoro!! Ricordo un giorno in cui avevo al primo turno un cartone animato in cui interpretavo un troll iper attivo. Nei cartoni bisogna dare tanto! ‘Esagerare’ e divertirsi è il modo giusto per affrontarli. Dopo quel turno pieno di gioia energia e pazzia però mi capitò un personaggio totalmente diverso! Al secondo turno avevo un documentario dove dovevo interpretare una donna molto apatica e seria. Ogni tanto la direttrice mi doveva ricordare di ‘avere un poco meno gioia di vivere’, mi fa ancora ridere se ci ripenso.

D. Rivedi i film che doppi? Se sì, che emozioni provi quando sei nella sala di un cinema, consapevole che tutti gli altri non sanno di essere seduti vicini alla voce che stanno ascoltando?
R. Al cinema mi è capitato raramente di sentirmi, penso che passerei il tempo a vergognarmi e a pensare ai mille altri modi in cui avrei potuto interpretare quella scena. Mi capita però ogni tanto che amici e familiari mi inviino video mentre guardano la tv perchè mi riconoscono. Ed è molto emozionante.

D. Qual è il personaggio che ti è più piaciuto interpretare? E quale attrice vorresti doppiare in futuro?
R. Il personaggio che ho amato di più interpretare è probabilmente Michelle Argyris in Shadowhunters. Una giovane fata molto ‘femme fatale’ che poi si rivela cattivissima. Adoro interpretare le cattive.  Un’attrice che vorrei doppiare in futuro invece… mah.. forse mi piacerebbe doppiare di nuovo Desiree Ross che ho doppiato in Falling Skies, dato che è stato il mio primo ruolo in una serie, la mia prima opportunità di crescita.

D. Cosa ti piace di più del mondo del doppiaggio e cosa cambieresti?
R. È un mondo che amo. Ma come tutte le cose, ha le sue negatività. È un settore molto competitivo dove purtroppo non sempre il merito e il talento, vincono sulla ‘furbizia’ e sulla faccia tosta. Bisogna imparare a costruirsi una corazza, e andare dritti per la propria strada a testa alta! Senza demoralizzarsi e farsi buttare giù da niente e nessuno. Non so cosa cambierei… mi sarebbe piaciuto vivere il doppiaggio di una volta, quello di cui i miei colleghi parlano con gli occhi che brillano. Quello in cui c’era il tempo per insegnare veramente ad un attore come fare questo lavoro e mai la fretta di dover consegnare.

Sara doppia...